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SULL’ANGOSCIA COME “ESISTENZA COME POSSIBILITÀ”: LA VERTIGINE DELLA LIBERTÀ IN KIERKEGAARD, “NON SENTIRSI A CASA” IN HEIDEGGER E “L’ANGOSCIA SONO IO” IN SARTRE
Mariano da Rosa, Luiz Carlos.
Rivista Litterarius (ISSN: 2237-6291) / FAPAS - Facoltá Palotina di Santa Maria (Santa Maria, Rio Grande do Sul, Brasile), vol. 23, núm. 2, 2024, pp. 1-45.
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Resumen
Soffermandosi sull'angoscia come esistenza come possibilità, il Prof. Luiz Carlos Mariano Da Rosa dimostra che, così come nel suo emergere si caratterizza come ciò che mantiene una condizione di estraneità, Kierkegaard sottolinea che il suo emergere consiste in un sentimento di rischio che in una condizione di immanenza si impone a ogni possibilità in quanto tale come puro sentimento di possibilità di fronte alla libertà come determinazione fondamentale del divenire e al carattere contingente del possibile, che implica la realtà della libertà come possibilità per la possibilità, che racchiude due vie, vale a dire il suicidio o la fede. Così, partendo dal principio fenomenologico-ontologico-esistenziale, l'articolo sottolinea che Heidegger sottolinea che non è altro che l'angoscia a fondare e anzi a inaugurare l'apertura del mondo come mondo, la quale, lungi dal fermarsi all'angoscia-con, implica anche l'angoscia-perché, rimandando la pre-senza a ciò per cui l'angoscia si angoscia, vale a dire al suo stesso potere-di-essere-nel-mondo. E, infine, l'articolo mette in evidenza che, avendo come principio teorico-concettuale la prospettiva che la libertà è l'essere della coscienza, Sartre si sofferma sulla questione se esista coscienza come coscienza della libertà, come presupposto, e quale sia la forma di questa coscienza, sottolineando che, costituendo l'angoscia, il luogo che permette all'essere umano di prendere coscienza della sua libertà, non è altro che ciò che costituisce il modus essendi della libertà come coscienza dell'essere.
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